lunedì 25 novembre 2013

Breve analisi della personalità politica di Matteo Renzi

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E’ il personaggio del momento.

Onnipresente, sulla bocca di tutti, investigato, vivisezionato.

E’ Matteo Renzi.

Su di lui si sta dicendo e si sta scrivendo di tutto. Addirittura, Silvio Berlusconi – che lo teme parecchio – ha recentemente parlato di un “colpo a sorpresa” che potrebbe mettere a tappeto il Sindaco di Firenze, Segretario del PD in pectore.

Ma che tipo di “animale” politico è Matteo Renzi? La riposta a questa domanda si presenta tutt’altro che facile, ma senza ombra di dubbio egli rappresenta quel genere di personalità che trova in sé stessa il suo programma ed il suo consenso.

Il programma di Matteo Renzi, quindi, si chiama Matteo Renzi. 

Così come lo è la sua visione post-ideologica di futuro, la sua proiezione in avanti, ma anche la sua immediata capacità di rompere ogni diaframma con l’interlocutore, di metterlo subito a suo agio, come la persona che si incontra per la prima volta con cui si entra subito in sintonia, avendo l’impressione di conoscerlo da anni: a chi non è mai capitato?

Nel caso di Matteo Renzi, si tratta di una modalità comunicativa di tipo orizzontale, da “pari a pari”, molto diversa rispetto a quella – ad esempio – di Silvio Berlusconi, in cui la innegabile rottura del diaframma interpersonale di cui sopra (che in molti testimoniano), nulla toglieva alla verticalità relazionale, alla “superiorità” insita nella posizione dell’imprenditore affermato e dell’uomo più potente del Paese.

Del resto, per Silvio Berlusconi parla, più che la sua stessa personalità, la propria storia, imprenditoriale in primis.

Tornando a Matteo Renzi, le caratteristiche della sua personalità politica gli consentono una grande manovrabilità programmatica: rottamatore, sindaco del fare con tanto di casco in testa e visite notturne ai cantieri, ma all’occorrenza anche liberista o quantomeno liberale. Il tutto assieme alla costante indicazione della centralità del sistema educativo (un condizionamento della moglie insegnante?) ed alla apertura sulle tematiche dell’immigrazione.

Insomma, un personaggio non inquadrabile, forse sfuggente, in cui la tattica e la strategia mutano nel tempo, si adattano in maniera camaleontica. 

E poi c’è il pragmatismo ed una forse eccessiva dose di “facilismo” (ossia, la tendenza a prospettare soluzioni facili, a fronte della complessità dei meccanismo della politica tradizionale).

Anzi, a ben vedere, proprio il pragmatismo costituisce la vera spina dorsale del pensiero renziano.

Insomma, siamo di fronte ad una personalità totalmente nuova, anche se tutta figlia del sistema politico italiano (Renzi fa politica, praticamente, da sempre) e, nel contempo, dalla difficile decifrazione sulla base dei tradizionali schemi destra-sinistra, liberismo-statalismo ed altro ancora. Da qui la vera e propria crisi spiazzante di tanta parte dell’elettorato storico della sinistra italiana, molto legato ad una impostazione seriosa, razionale, non emotiva e di responsabilità del proprio personale politico e che rifugge dallo stesso concetto di leadership.

Quindi un Renzi un po’ Blair (tanto Blair, anzi, soprattutto sul piano programmatico), un po’ Clinton (nel senso di Bill, ragazzo provinciale di grande comunicativa empatica) ed, invece, a mio parere, poco Barack Obama, che ha sempre fatto della retorica quasi spirituale, liberal e visionaria il suo must soprattutto durante la storica tornata elettorale del 2008. 

Ma se proprio vogliamo accostare Matteo Renzi a qualcuno, a chi scrive viene in mente Gerhard Schröder, leader riformista della SPD, già Presidente del bund della Bassa Sassonia e per sette anni (dal 1998 al 2005) Cancelliere della Germania. 

Comunicatore carismatico ed innovatore ineguagliato, protagonista di una frustata senza pari alla “vecchia” socialdemocrazia tedesca, rivoluzionario di vecchi schemi, soprattutto in tema di politiche del lavoro (con connesso sdoganamento della flessibilità), ma anche fautore della spesa pubblica in campo scolastico, di politiche per le donne e per le famiglie, con stanziamenti massicci per la costruzione di asili nido, nell’ottica di una riforma sociale (Agenda 2010) che fu contrastata da parte della sinistra del proprio partito e dal sindacato.

Certo Matteo Renzi è ancora “acerbo”, forse troppo proiettato sul proprio ego, ma se saprà temperare queste tendenze, fare squadra, contornarsi di personalità di spessore, rifuggendo dagli adulatori, potrà sicuramente impregnare di sé la storia politica italiana.

Ma qui siamo già alla cronaca di questi giorni, mutevole ma non meno interessante.

Federico Guidoni



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