domenica 28 ottobre 2012

Elezioni regionali Sicilia 2012: Sfida a due, ma occhio a Grillo


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Quelle di domenica 28 Ottobre saranno probabilmente le elezioni regionali siciliane più incerte e combattute di sempre.  Ai nastri di partenza si presentano infatti ben 5 candidati con possibilità di superare il 10% dei voti, ed appare molto probabile che il vincitore, qualunque egli sia, non riesca a superare il 30% di consensi, né ad ottenere una solida maggioranza in cosiglio regionale.
Analizziamo adesso le principali candidature, riportando le liste che le sostengono. Tra parentesi, accanto al nome del  candidato, la media degli ultimi 2 sondaggi prima del silenzio elettorale, il Datamonitor commissionato da Blog Sicilia e il TP/Live Sicilia.

-          Nello Musumeci  (33%)
 Nello Musumeci Presidente
Il Popolo della Libertà
Cantiere Popolare
Alleanza di centro

Nello Musumeci è il candidato principale del centrodestra, ex presidente della provincia di Catania (molto apprezzato) ed europarlamentare, esponente del partito La Destra di Storace.  La sua candidadura è nata in circostanze alquanto curiose: lanciato da Miccichè, leader di Grande Sud, ha ricevuto dopo alcuni tentennamenti l’appoggio del PDL  e dei fidi alleati di Cantiere Popolare (gli scissionisti ex UDC che fanno capo a Saverio Romano), nel tentativo di ricostruire il “blocco” di cdx che da sempre domina la politica isolana. Nonostante il tentativo sia fallito,  per l’opposizione dei finiani ed il voltafaccia di Miccichè (allettato probabilmente dall’offerta della candidatura), quella di Musumeci rappresenta una candidatura comunque solida, anche se a mio avviso sopravvalutata dai sondaggi, che la indicano come favorita. Una vittora di Musumeci migliorerebbe decisamente la posizione del Segretario del PDL Alfano, siciliano, che su questa partita si gioca probabilmente la guida del cdx italiano, o meglio quel che ne rimane.

-          Rosario Crocetta (29,1%)
Movimento Politico Crocetta Presidente
Rosario Crocetta, ex (popolarissimo) sindaco di Gela e tuttora parlamentare europeo, è il candidato dell’inedita coalizione PD-UDC, secondo alcuni dettata da specifiche esigenze del territorio siciliano, per altri destinata a fungere da laboratorio anche per successive esperienze nazionali. Il PD isolano non è nuovo ad alleanze con forze “moderate”:  l’ultimo governo Lombardo, infatti, vedeva come principali sostenitori proprio i democratici, tra le proteste di molti militanti. Per le nuove elezioni, comunque, i democratici  hanno scelto di abbandonare l’MPA (ora Partito dei Siciliani) di Lombardo, gravato da pesanti accuse sulla mafia, per rinsaldare l’asse con l’UDC, reso più presentabile dall’arresto di Cuffaro prima e  dall’abbandono di Saverio Romano poi, anch’egli non privo di guai giudiziari. La candidatura di Crocetta si presenta con concrete possibilità di vittoria, e potrebbe trarre anche vantaggio dal voto utile degli elettori di sinistra e di quelli dei partiti che sostengono Miccichè, accomunati da un certo astio verso il PDL ed il loro candidato.

-          Gianfranco Miccichè (17,7%)
Partito Pensiero Azione
Abbiamo già accennato al clamoroso voltafaccia di Gianfranco Miccichè. Ex dirigente di spicco di Publitalia, grande azienda della galassia berlusconiana, uomo forte di Forza Italia, è da molti considerato l’artefice del famigerato 61 a 0 del 2001, quando la Sicilia appariva il più solido feudo elettorale di quella che fu la Casa delle Libertà. Da tempo ai ferri corti con il PDL siciliano, Miccichè non si è lasciato sfuggire l’occasione della candidatura, astutamente offertagli da Lombardo per uscire dall’isolamento politico in cui si era ritrovato al termine del suo disastroso mandato. Una settimana dopo aver “lanciato” Musumeci,  si è quindi candidato, appoggiato da Lombardo e dal Fli, la cui base ha accolto con qualche mal di pancia l’appoggio all’ ex Forza Italia; la rivolta interna, capeggiata da Fabio Granata, non ha comunque esiti concreti. Negli ultimi giorni si sono fatte sempre più insistenti le voci che vorrebbero un voto disgiunto per Crocetta, soprattutto da parte degli esponenti del partito di Lombardo, considerato un “alleato occulto” del PD. Quel che è certo è che difficilmente il leader di Grande Sud potrà lottare per la vittoria; molto più probabile però che i partiti che lo sostengono risulteranno decisivi nella formazione della giunta, qualora nessuna coalizione  riesca a raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi.

-          Giovanna Marano (7,2%)
Claudio Fava Presidente – Sel, Fds, Verdi
Un’altra candidatura avvenuta in circostanze decisamente particolari è quella di Giovanna Marano, sindacalista FIOM, alla prima esperienza diretta in politica. Il candidato designato era era infatti Claudio Fava, esponente di spicco del partito di Vendola, che aveva lanciato la sua candidatura già a giugno; sul nome di Fava, prontamente appoggiato dal suo partito, si era verificata in seguito la convergenza di Fds e soprattutto dell’Idv, che aveva invano cercato qualche nome in grado di sparigliare (Ingroia?) e ripetere l’exploit di Palermo. A fine settembre è arrivata però la doccia fredda:  una norma delle legge siciliana, di cui evidentemente lo staff di Fava non era a conoscenza,  prevede che i candidati debbano essere residenti in Sicilia da almeno 45 giorni prima delle elezioni, requisito di cui Fava non era in possesso; si è rivelato  obbligato a quel punto il passo indietro ed il passaggio di consegne alla Marano, molto apprezzata negli ambienti del sindacato ma sicuramente meno conosciuta del giornalista catanese. I sondaggi sono infatti abbastanza penalizzanti, soprattutto se consideriamo che Fava era dato tranquillamente sopra la doppia cifa; a mio avviso è comunque ancora possibile un discreto risultato dell’unica candidatura fortemente connotata  a sinistra in queste elezioni siciliane.

Giancarlo Cancelleri (8,4 %)
E’ il candidato del M5s, Giancarlo Cancelleri, la vera, grande incognita di queste elezioni siciliane. I sondaggi, per legge anteriori a 15 giorni dalla data delle elezioni, non tengono conto di uno dei più fortunati eventi  mediatici della recente storia politica italina: lo sbarco di Grillo a nuoto, ed il successivo tour elettorale che, come un novello Forrest Gump, l’ha portato in 35 località diverse in poco più di due settimane, battendo palmo a palmo le piazze siciliane. In ogni posto dove è andato, Grillo ha trovato migliaia di persone ad attenderlo; una partecipazione mai vista prima in terra di Sicilia, caratterizzata storicamente per una certa rassegnazione e scarso interesse per le sorti della politica. Difficile dire quante di quelle persone fossero lì per convinzione o per semplice curiosità; sta di fatto che, se confrontate con le platee semivuote o addirittura ostili degli avversari, le piazze di Grillo danno l’idea dell’impressionante discredito della classe politica siciliana, e di come la voglia di cambiamento giù in Trinacria sia assolutamente dirompente. Fino a dove può arrivare il candidato  grillino? Difficile a dirsi, di certo se c’è un posto in cui può attecchire la propaganda anti-partiti è proprio la Sicilia, umiliata e dissanguata da una gestione fallimentare della cosa pubblica, priva di riferimenti tradizionali, caratterizzata da una frammentazione politica che non ha eguali in altre parti d’Italia. Ma la Sicilia fa storia a sé: parafrasando il grande Tommasi di Lampedusa, si può dire che negli ultimi anni sia cambiato più o meno tutto, ma anche stavolta è difficile che cambi davvero qualcosa; chissà se un ex comico genovese riuscirà a smentire una delle massime più radicate della letteratura italiana.

Pablito


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